Pagine

sabato 15 ottobre 2011

DIES IRAE
Emanuele Puzziello
Testo critico di Giovanni Matteo
dal 22 ottobre al 19 novembre

INAUGURAZIONE: sabato 22 ottobre ore 18:00

Sabato 22 ottobre alle 18:00, l’Underdogstudio di Modena inaugura DIES IRAE, prima personale modenese di Emanuele Puzziello, giovane artista pugliese la cui ricerca gravita nell’ambito di una pittura figurativa atemporale, mediata attraverso l’esperienza della contemporaneità.

Dies irae, il giorno dell'ira, quello in cui Dio formatterà il nostro mondo, ma anche il giorno in cui “quidquid latet, apparebit”, il giorno della rivelazione assoluta e definitiva dell'arcano.
Nonostante i toni (appropriatamente apocalittici) della composizione medievale da cui Emanuele Puzziello ha tratto il titolo della sua personale, da questi versi non sembrano trasparire terrore o angoscia, ma una sorta di ansia venata di esaltazione, forse per l'urgenza di toccare la verità nascosta dietro la materia che va finalmente sgretolandosi.

Le tappe del cammino interiore dell'artista corrispondono alle scelte che contraddistinguono la sua produzione degli ultimi anni.
La ricerca dello shock attraverso accostamenti inusuali, violenti, offensivi – come in “Disciplina”, in cui delinea un “bobby” londinese armato di sex toys – riflette la volontà di divergere dalla realtà quotidiana per guardare oltre, superare le codificazioni che escludono tutto quello che nell'uomo è profondo, imperscrutabile, inatteso.
Nella serie “Stato di Alterazione” il pittore cerca di cogliere testimonianze di una verità invisibile nello sguardo allucinato di una suora in preda ad un'isteria misticheggiante, nel volto affondato tra le mani giunte di un orante, nell'aura grigiastra emanata da un penitente.
La produzione più recente testimonia il passaggio dell'artista dall'altra parte, oltre la realtà distorta ad arte per farla traballare, dietro lo sguardo del mistico... Davanti alla visione, ma senza l'abbandono dell'estasi, impugnando l'arma della pittura, che si configura infine come mezzo e contemporaneamente manifestazione dell'assidua ricerca di una verità che vada oltre il visibile.
Se una più generica spinta verso lo spirituale si era precedentemente espressa nel suo lavoro attraverso la messa in opera di rappresentazioni monolitiche, in cui un vero e proprio “soggetto”, con il suo apparato di simboli ed attributi, domina lo spazio compositivo come nelle icone bizantine, nei lavori più recenti il pittore rinuncia a rigide strutturazioni per vomitare sulla tela immagini complesse e fluide allo stesso tempo. Figure umane, creature mostruose, paesaggi naturali confluiscono disinvoltamente nello spazio del dipinto che diventa una dimensione parallela in cui le figure si svestono dei loro valori simbolici ed estetici consolidati per raggiungere un reciproco equilibrio completamente inedito.
In “Crepuscolo e Gloria” una sorta di crocifisso nudo e levitante si eleva e si espande nelle sue cromie morbide, calde e pulsanti al di sopra di una folla che si agita convulsamente, descritta con tinte fangose e pennellate affiancate e sovrapposte con una violenza sapientemente compressa.
In “Melancolia” Emanuele sembra attuare il dispositivo della “ridondanza dello sguardo” ampiamente sperimentato da Friederich nei suoi paesaggi: lo spettatore reale si ritrova alle spalle degli spettatori dipinti e può osservare la scena dalla loro stessa prospettiva. Accade, però, che qualunque processo di identificazione salti, insieme alle speranze di scovare il sublime. Forse perché la ragazzina si gira verso lo spettatore, distogliendo lo sguardo dalla scena, forse perché non siamo di fronte ad un desertico ed evocativo paesaggio alla Friederich ma ad un'enorme testa dormiente che giace capovolta al suolo.

È l'inaspettato che l'artista evoca, mentre si confronta con la complessità, mettendo in gioco la sua cultura e la sua esperienza nella pratica pittorica.
Manca in questi lavori qualunque riferimento all'esperienza comune o quotidiana e non sono evidenti richiami iconografici alla storia dell'arte né alla cultura visiva popolare, eppure non siamo di fronte ad immagini ipnagogiche, né a visioni lisergiche: Emanuele non cerca di stupire o di concentrarsi su un suo mondo privato, ma allo stesso tempo non auspica uno sconfinamento del ruolo del fruitore perché si attui una forma di comunicazione tra la realtà esterna e quella interna al quadro. Questi lavori sono enunciati chiusi, incomprensibili ad un processo di lettura attuato secondo un sistema di segni condiviso, immediatamente intuibili se accettati come piccole, sottili illuminazioni.


Giovanni Matteo


sabato 1 ottobre 2011

L' Underdogstudio nella giuria di Premio O.R.A.



Il Premio O.R.A. è rivolto a tutti gli artisti senza limiti di età, nazionalità e mezzo espressivo. E' nato per offrire opportunità solide all'interno del sistema dell'arte italiano e per creare contatti reali e concreti tra gli artisti e alcune delle gallerie più attive su tutto il suolo nazionale.

Una giuria di ben 20 galleriecoordinate da una supervisione curatoriale di Carolina Lio, valuteranno direttamente tutte le opere iscritte e sceglieranno ciascuna un artista a cui sarà dedicata una mostra personale nei loro spazi.


I 20 vincitori avranno, quindi, la possibilità di essere contattati da galleristi realmente interessati al loro lavoro e di realizzare il proprio progetto espositivo completo di parte critica, comunicazione e gestione commerciale, comparendo inoltre sul catalogo finale del premio.


Le iscrizioni sono aperte fino al 15 Ottobre 2011


Visita il sito  http://www.premio-ora.it/giuria